X non fa che corteggiare il ragazzo nero che sotto l’ufficio vende i cd e i dvd di contrabbando. A volte, ad ora di pranzo, va via con lui in auto. Y, il suo capo, viene da me e mi fa: “Ma hai visto questa cosa? E’ un po’ così…” . E’ chiaro che “così” significa: “Sei l’unico che possa dirglielo, che è una cosa che non sta bene, succede proprio davanti all’ufficio. Ci fai questo favore?”
Accetto, cioè metto io in in parole la sua richiesta. Lui si limita a sorridere, il potere non formula mai le sue richieste. Lascio passare qualche giorno, invito X a prendere un caffè con me e apro la bocca per dirglielo. Ma comincio a parlare di cinema. E Y avrà pensato che sono pazzo, perché non c’eravamo mai parlati e un bel giorno io gli chiedo se ha visto “Quattro minuti”. Ma come si fa a dire a uno che non deve farsela col contrabbandiere “negro” davanti all’ufficio e che glielo dico io solo perché sono omosessuale come lui? Come si fa? (Unica possibile via di fuga, e fondata nei fatti: stai correndo dei rischi fisici e professionali, stai all’occhio).
Glielo dicano loro se hanno il coraggio. Ma io perché ho ubbidito al richiamo omofobico, per giunta implicito?